presso lo Studio Marconi - Psicologia e Riabilitazione

Cos'è la musicoterapia

La musicoterapia secondo il Modello Benenzon (detta MTB), è stata elaborata da Rolando Benenzon, medico, psichiatra e musicoterapeuta argentino. Il testo che ne ha segnato la diffusione ed il riconoscimento a livello mondiale è stato Musicoterapia y Educación, pubblicato nel 1971.

La MTB prevede la creazione e lo sviluppo di una relazione tra musicoterapista e paziente mediante l’applicazione attiva della tecnica musicoterapica e l’uso dei canali comunicativi non verbale, corporeo, sonoro e musicale.

L’obiettivo da raggiungere è l’acquisizione, da parte del paziente, di modalità di comunicazione che lo aiutino a migliorare la qualità della sua vita.

Più specificamente è necessario uno sviluppo delle abilità di base del paziente, tra cui l’incremento della consapevolezza di sé, la conoscenza della propria struttura emotiva profonda, l’aumento dell’autostima, la ricerca del piacere dell’autoespressione e infine il miglioramento delle potenzialità comunicazionali e relazionali. 

L’aspetto teorico più significativo della MTB è il concetto di Identità Sonora (Iso), che si riferisce all’esistenza, nella memoria di ogni individuo, di tracce derivanti da suoni aventi un valore e un significato che la persona riconosce a diversi livelli di coscienza. Queste tracce derivano sia da elementi ontogeneticamente ed evoluzionisticamente fondati sia dalle relazioni e dalle esperienze che la persona acquisisce nel corso della propria vita.

L’elemento metodologico che caratterizza la MTB è il contesto terapeutico non verbale che deriva “dall’interazione dinamica di infiniti elementi costituenti codici, linguaggi, messaggi che influenzano e stimolano il sistema percettivo del paziente, permettendo a quest’ultimo di riconoscere il mondo che lo circonda, il suo contorno, il suo ambiente e l’altro essere umano con il quale è portato a mettersi in comunicazione.

Dal punto di vista clinico l’uso del contesto non verbale permette il ritorno alla memoria di quelle che possono essere state le prime esperienze di relazione di vita di un individuo; inoltre, il contesto non verbale limita la messa in atto di meccanismi di difesa basati sulla parola, favorendo la possibilità, per il musicoterapista, di utilizzare suoni e stimoli atti a produrre nel paziente uno stato di ritorno verso una forma antica, stato necessario a volte per poter lavorare in modo più efficace.

La comunicazione in musicoterapia

Ma come comunicano tra loro musicoterapista e paziente se di solito le parole non sono un mezzo utilizzato in musicoterapia? Principalmente attraverso il loro comportamento e con gli strumenti a disposizione.

L’interazione sonoro-musicale, sviluppa una sorta di codice metaforico che terapista e paziente trovano assieme, per comunicare in modo implicito e non verbale.

Questa modalità di interazione, per le sue caratteristiche, si presta perfettamente alla comunicazione di stati emotivi e della mente, che per loro natura non possono essere descritti verbalmente, essendo parte della conoscenza implicita.

Con lo scopo di schematizzare e semplificare quelli che sono i modelli di interazione sonora all’interno di una seduta di musicoterapia, è possibile descrivere i principali, che sono:

  • produzione casuale o aleatoria: si tratta di una produzione che non possiede nessun tipo di struttura, non esibisce alcun ritmo, né una melodia riconoscibile: tutto l’insieme dei fenomeni sonori dipende dal caso. Questo tipo di produzione tende ad essere usata dai partecipanti ad inizio seduta o per effettuare cambiamenti (di strumento, di posizione, di andamento);
  • imitazione: il musicoterapista si comporta come un’eco, rispondendo in maniera esattamente uguale a ciò che produce il paziente, utilizzando possibilmente il suo stesso strumento o uno il cui timbro sia molto simile. In questo modo il musicoterapista comunica di aver ascoltato il paziente;
  • imitazione parziale: il musicoterapista accompagna la manifestazione espressiva del paziente e gli risponde attraverso l’imitazione, ma per esempio utilizzando un’altra tonalità o modificando alcuni aspetti, alcuni parametri della produzione sonora (la velocità, la scansione ritmica, l’intensità, il timbro, il fraseggio, ecc.);
  • domanda-risposta: il musicoterapista risponde con sequenze o produzioni sonore diverse da quelle con le quali si è espresso il paziente, e utilizzando uno strumento diverso;
  • associazioni corporo-sonoro-musicali: il musicoterapista, in alcuni momenti, sceglie di realizzare produzioni sonore apparentemente “incongruenti”, dal punto di vista musicale, con quelle del paziente; ciò è dovuto ad associazioni e reazioni (di tipo corporeo, musicale o semplicemente sonoro) che il comportamento dell’altro innesca il lui.

 Gli ambiti di applicazione della musicoterapia

 Nel corso degli anni si sono sviluppati tre ambiti specifici di applicazione:

  • preventivo;
  • riabilitativo;
  • terapeutico.

L’ambito preventivo riguarda un impiego della musicoterapia con l’obiettivo di aiutare la persona a prevenire vari tipi di disagio, nell’affrontare particolari fasi della vita o svolgere nel migliore dei modi un compito futuro, soprattutto attraverso un percorso di crescita generale e di armonizzazione delle varie sfere della sua persona. Concerne modalità applicative destinate a: 

  • donne in stato di gravidanza;
  • bambini in primissima infanzia;
  • bambini che frequentano i primi anni di scuola;
  • genitori ed insegnanti, all’interno di un percorso di formazione;
  • e altro ancora…

L’ambito riabilitativo si rivolge a pazienti affetti da varie patologie, con lo scopo di mantenere o migliorare la salute fisica e mentale. Concerne intereventi destinati a persone che stanno compiendo un trattamento riabilitativo, condotto in massima parte da una équipe interdisciplinare avente un obiettivo comunemente perseguito, attraverso un programma che comprende varie attività. L’intervento è finalizzato al recupero di alcune abilità direttamente o indirettamente compromesse dalla patologia di cui è affetta la persona. Nella riabilitazione di bambini molto piccoli, sarebbe più opportuno parlare di “abilitazione”, perché ci si occupa di sviluppare competenze più che di recuperarle. All’interno dell’ambito riabilitativo si sviluppano quindi interventi relativi tanto alla fascia dell’età evolutiva quanto a quella adulta, che si riferiscono a:

  • disturbi generalizzati dello sviluppo;
  • disabilità motorie con danno cerebrale;
  • disabilità sensoriali;
  • ritardo mentale e demenze;
  • disturbi psicotici;
  • stati comatosi;
  • stati oncologici e terminali;
  • altro ancora…

All’interno dell’ambito terapeutico, la musicoterapia affianca le attività terapeutiche propriamente dette, per aiutare il paziente a trovare nel musicoterapista una persona in grado di restituirgli un’immagine di sé nella quale vengono messe in evidenza ed usate le parti sane, con lo scopo generale di migliorare la qualità della sua vita.

Spesso in questo ambito la musicoterapia non può raggiungere direttamente obiettivi terapeutici, ma vi contribuisce in un quadro di presa in carico globale del paziente. Invece può trovare maggiore spazio e peso terapeutico nei casi in cui sia proprio la comunicazione il problema presentato dal paziente. Gli interventi in ambito terapeutico si rivolgono a situazioni di:

  • disturbi della comunicazione;
  • disturbo da deficit di attenzione e iperattività;
  • disturbi correlati a sostanze;
  • disturbi dell’umore;
  • disturbi d’ansia;
  • altro ancora….

(da Gargiulo, M. L. e Dadone, V. Crescere toccando. Aiutare il bambino con deficit visivo attraverso il gioco sonoro. Uno strumento per educatori e terapisti, Franco Angeli, Milano, 2009, www.cresceretoccando.it www.francoangeli.it)

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Guida rapida: Quali sono gli specialisti che si occupano della riabilitazione

Neuropsicologo

Il neuropsicologo effettua diagnosi e terapie riabilitative nell’ambito di patologie quali: ritardi di linguaggio, disturbi dell’apprendimento, ritardo mentale, deficit dell’attenzione/iperattività, afasia, dislessia, demenze di origine acquisita o congenita.

Logopedista

Il logopedista si occupa della prevenzione, valutazione e trattamento riabilitativo delle patologie della voce, del linguaggio orale e scritto e della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatrica. In particolare il logopedista si occupa di disturbi quali: disfonia, difficoltà di linguaggio legati alla sordità, balbuzie, afasie e disturbo specifico del linguaggio.

Terapista della neuro e psicomotricità

Il Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva si occupa della osservazione, valutazione, prevenzione, terapia e riabilitazione delle malattie neuropsichiatriche infantili, tra i quali: disturbi neurologici, i disturbi sensoriali e i disturbi neuromotori, i disturbi della coordinazione motoria, i disturbi dello spettro autistico, i ritardi psicomotori e cognitivi, i disturbi dell’attenzione, i disturbi specifici di linguaggio e di apprendimento, le sindromi genetiche. Nello specifico il terapista della neuro e psicomotricità affronta patologie quali: paralisi cerebrali infantili, distrofie, paralisi ostetriche, disprassia evolutiva, dislessia, disortografia, discalculia, disgrafia.

Neuropsichiatra infantile

Il neuropsichiatra infantile si occupa della diagnosi, cura e riabilitazione dei disturbi neuropsichiatrici come ad esempio: paralisi cerebrale infantile, distrofia muscolare, epilessia, traumi cranici, tumori cerebrali infantili, ritardo mentale, autismo infantile e psicosi dell'età evolutiva, disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia in età evolutiva), depressione nell'infanzia e nell'adolescenza, scompenso adolescenziale, disturbo di regolazione.